LE FORME DI PRODUZIONE SUCCESSIVE

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NELLA TEORIA MARXISTA . 1960 . 1980
arteideologia raccolta supplementi
made n.15 Maggio 2018
LA RIPRESA DELLE OSTILITÀ
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FORMA PRIMARIA . CAPITOLO 2 . 2

Livelli successivi e forme derivate del comunismo primitivo 

La storia delle comunità primitive successive è ancora avvolta nel buio, data l'estrema complessità del loro modo di evoluzione. Nel primo abbozzo della lettera a Vera Zasulic, Marx spiega che queste comunità hanno conosciuto vari stadii di sviluppo: come la formazione geologica primitiva del nostro globo racchiude una serie di strati di ere diverse, sovrapposti l'uno all'altro, allo stesso modo la formazione arcaica della società rivela al suo interno una serie di tipi differenti disposti in un ordine ascendente, caratterizzanti epoche progressive [1].
Marx non ha analizzato il comunismo primitivo da utopista, presentan­dolo come una astratta età dell'oro dell'umanità. Certo, egli ha sottolineato gli aspetti nobili ed esaltanti della solidarietà del blocco umano d'allora, ben sapendo comunque che esso abbracciava non l'intera umanità ma un numero assai ristretto di individui, di modo che il progresso doveva necessariamente passare attraverso la rovina di queste piccole unità perché si formassero più vasti aggruppamenti umani. È nella veste di uomo di scienza che Marx analizza, scrutando meticolosamente lo sviluppo reale, questa epoca, che non era di gran lunga pacifica, pur nella fraternità e nella pace regnanti all'interno di ciascuna comunità, ma ad ogni minimo urto tra queste comunità la guerra fu di regola.
L'evoluzione progressiva passa dunque attraverso la rovina delle piccole comunità  arcaiche,   donde   si   delineavano   i  livelli  successivi  (primario, secondario, terziario) del comunismo primitivo. In una maniera o nell'altra sono le continue guerre ed invasioni a provocare la fine della comunità del livello primario. In Europa il tipo arcaico del comunismo primitivo morì senza  dubbio  di  morte  violenta,  e  quando  le  tribù  ariane, celtiche e germaniche conquistarono la Grecia, l'Italia, la Germania, ecc., la prima forma del comunismo non esisteva già più in queste zone. Per quel che concerne il Perù, Engels afferma che il livello arcaico aveva già cessato di esistere prima dell'instaurazione dell'assai più elaborato Impero inca. Infatti elementi di transizione verso la forma secondaria, caratterizzata dalla coesistenza antago­nistica della proprietà comunitaria e della proprietà privata, esistevano già allora: è abbastanza chiaramente provata l'esistenza nel Perù, all'epoca della conquista, di una forma comunitaria molto vicina alla forma germanica della marca (che,  stranamente, veniva chiamata marca),  con una suddivisione periodica della terra coltivata, dunque a coltura individuale [2].
Nei Grundrisse Marx, ribadendo ulteriormente la tesi che una forma importata dagli invasori è sempre più pura ed efficace perché centralizzata – come stanno a dimostrare il feudalesimo importato in Inghilterra, che permise in seguito un rapido sviluppo del capitale, e il capitalismo importato negli Stati Uniti, che soppiantarono l'Inghilterra nel dominio del mondo [3] –, aggiunge: La produzione comunitaria e la proprietà collettiva, quali esistono, per esempio, nel Perù sono evidentemente di tipo secondario, introdotte e trasmesse da tribù conquistatrici che avevano già conosciuto nel loro ambito la proprietà collettiva e la produzione comunitaria nella forma arcaica più semplice, quale la si trova presso gli Indiani e gli Slavi. Parimenti il tipo riscontrato, ad esempio, presso i Celti del Galles sembra essere di carattere secondario, introdotto dai conquistatori presso le tribù che si trovano ad uno stadio sociale inferiore. La perfezione e l'espansione di questi sistemi instaurati da un centro supremo, ne indica l'origine più tarda (p. 116).
I tipi di transizione dal comunismo primitivo alla forma secondaria dei modi di produzione in cui coesistono proprietà privata e collettiva, sono caratterizzati da due fatti: 1. essi ammettono già una sorta di autonomizzazione dell'appropriazione (del godimento o del possesso) privata, individuale, accanto alla proprietà e alla produzione collettiva. Questa evoluzione è del lutto normale e logica: dapprincipio essa è naturale, poiché, essendoci anche consumo individuale, con lo sviluppo delle forze produttive si hanno prodotti più diversificati e numerosi; in seguito è contingente e storica, poiché le società migratrici si raggruppano per piccole unità quasi individuali nei carri in modo permanente, il che favorisce una stabilità e una persistenza nell'appro­priazione individuale di alcuni beni. Questa appropriazione privata non ha però ancora niente a che vedere con la proprietà privata, né comprende gli strumenti di produzione (terra o arnesi). 2. In uno stadio ulteriore, quando la società si è alzata, ad esempio, allo stadio dell'agricoltura, la terra può essere coltivata più stabilmente da individui che ricevono per un anno un appezzamento, il quale viene poi rimesso nel fondo comune per passare ad altri l'anno seguente, secondo il principio di una distribuzione periodica del suolo.   E'   chiaro qui che  abbiamo a che  fare  con un possesso privato temporaneo degli individui, cioè con una forma di transizione. Dobbiamo constatare ancora una volta la regola presente in ogni passaggio a un nuovo modo di produzione: il tipo di proprietà e di strutture sociali della forma superiore si trova già completamente modellato, ma secondo l'anteriore modo di appropriazione. È quanto afferma Marx (cf. la lettera a Vera Zasulic): la comune arcaica ha così bene impresso i suoi caratteri specifici sulla comune che l'ha soppiantata, che si può ricostruire l'una attraverso l'altra. E tuttavia non le si può confondere, malgrado le somiglianze dovute al fatto che la forma successiva riprende  dalla precedente intere parti, che  sono allora subordinate e determinate dalla forma nuova. Per contro, ai livelli secondari e terziari della società comunista primitiva in dissoluzione, è sempre l'elemento comunitario che prevale: l'appropriazione o il possesso individuale essendo allora dettati collettivamente. Non c'è dunque da esitare nella definizione della sua economia [4].
Non è dunque l'appropriazione collettiva l'elemento distintivo in modo assoluto della forma primaria, né l'appropriazione privata di quella secondaria. Ma sono elementi distintivi 1. la stabilità di ciascuno di questi rapporti e la loro opposizione. Così nella forma primaria può verificarsi appropriazione individuale di alcuni, ma sotto la schiacciante predominanza della proprietà collettiva. 2. La dinamica che assicura la prevalenza all'elemento comunitario nella forma primaria e all'elemento privato  in quella secondaria, in cui quest'ultimo soppianta solo pian piano la proprietà comunitaria. Proprio le forme di transizione permettono di individuare nella maniera più precisa quale delle due forme prevarrà. Applicandosi essenzialmente a scoprire "le leggi del movimento storico", il marxismo dà il miglior metodo per questo tipo di   analisi. Prenderemo dunque in esame soprattutto  le  forme  di transizione, mettendo in luce che il comunismo primitivo già sin dall'inizio conteneva gli elementi di dissoluzione verso una più alta forma di produzione, e questo spiega la molteplicità dei suoi livelli di evoluzione e delle forme da esso derivate. Di qui lo straordinario sviluppo di questo modo arcaico di produzione, che contrariamente alla forma secondaria, al feudalesimo e al capitalismo, si è sviluppato spontaneamente in tutto il mondo.
Per la gran parte, i vari tipi di comunismo primitivo non sono evoluti nella superiore forma secondaria, ma, come la società inca, sono scomparsi o in seguito alla violenza, guerre, invasioni straniere, ecc., o davanti allo sviluppo economico della forma superiore, la quale li ha lasciati sussistere in disparte, nell'isolamento delle campagne dove vegetarono. Queste numerose forme sociali che si sviluppano e si espandono se pure non si sono trasformate esse stesse nella forma superiore, occupano tuttavia un posto essenziale nel movimento progressivo dell'umanità, in quanto sono spesso il banco di prova, il laboratorio da cui il modo di produzione superiore trae la propria esperienza e la forma stessa delle sue strutture. Quanto più il comunismo primitivo avrà moltiplicato e modellato in maniera netta le sue forme derivate di transizione, tanto più perfetta scaturirà dunque la forma secondaria dal suo grembo e tanto più brillantemente evolverà (soprattutto nelle varianti classico-antica e germanica).
Per lo studio del periodo di dissoluzione del capitalismo seguiremo dunque il metodo di Marx, che nella forma inferiore scopre la matrice e la base economica di quella superiore. È materialista e marxista solo chi vede e sente che la società comunista esiste già in germe nel seno dell'attuale società capitalistica, che la partorirà nel processo della rivoluzione politica. La concezione di un architetto che costruisce il socialismo attraverso i "piani quinquennali" è crassamente borghese e tradisce la rivendicazione fondamentale del marxismo, che nella classe del Lavoro (che ha sviluppato la socializzazione della produzione nel seno stesso del capitalismo e ne crea poi le crisi con la sovrapproduzione) vede l'elemento attivo e cosciente del socialismo attraverso il suo partito che centralizza e dà la massima spinta alle innumeri energie diffuse in questa classe immensa.
Nell'Origine della famiglia Engels traccia un significativo quadro di varie forme di transizione che non hanno dato origine motu proprio a una forma superiore: La zadruga, che ha sopravvissuto fino alla fine del secolo scorso, ora una comunità domestica patriarcale, costituendo lo stadio di transizione tra la famiglia di tipo matriarcale sorta dal matrimonio di gruppo e la famiglia coniugale del mondo moderno. Essa è tipica dei popoli civilizzati del mondo antico, degli Ariani e dei Semiti.
La zadruga degli slavi del Sud ingloba più generazioni di discendenti dallo stesso padre, che abitano tutti con le loro mogli in una sola fattoria, coltivano in comune i campi e in comune possiedono i prodotti eccedenti. La comunità è sottoposta all'autorità del padrone di casa (domacin), che è responsabile della sua buona gestione, tiene la "cassa", ha il diritto di alienare gli oggetti di poco valore ed è il rappresentante della comunità verso l'esterno. Il domacin è eletto, e non è necessariamente il più anziano. Le donne sono invece poste sotto la direzione della padrona di casa (domacica). Il potere supremo appartiene all'assemblea di tutti i membri adulti, uomini e donne, brandi comunità familiari di questo tipo esistevano anche nella Russia propriamente detta, ove le si ritrova nella comunità di villaggio, l'obcina (ibid. p. 86).
Engels vi ravvisa una forma che assicura la transizione tra la comunità di sangue matriarcale (Familiengenossenchaft) e la comunità di villaggio sedentaria, agricola (Dorfgenossenschaft), in cui le condizioni ambientali (terra, acqua, clima, ecc.) sono determinanti per il carattere dei rapporti sociali: la comunità di famiglia patriarcale della zadruga costituisce il punto di passaggio tra le due.
L'esempio della proprietà comunitaria in Algeria mostra l'intersecarsi di diversi fattori di evoluzione talvolta eterogenei e contraddittori, poiché l'evoluzione spontanea dei Cabili si è scontrata con il contributo degli invasori arabi e turchi. Si ha dunque la mescolanza di due forme: la comunità del suolo, di cui da una parte è proprietaria la collettività consanguinea, dall'altra la comunità di villaggio. Gli arabi adattarono la loro forma tribale alle regioni dell'altopiano nord-africano ricco di vasti pascoli e a predominanza di vita pastorale, per cui sembra che essi abbiano apportato nella serie di transizione un elemento comunitario meno sviluppato, più vicino all'indivisibilità e all'inalienabilità della proprietà fondiaria, in quanto basato sulla proprietà tribale della famiglia. Tuttavia, anche presso i Berberi autoctoni, i Mauri e gli Ebrei troviamo una forma di transizione sviluppata sotto l'influenza ancora più antica del diritto romano che, corrispondendo alla forma di produzione secondaria, conosceva già la proprietà privata. In Algeria ciò si traduceva talvolta nella forma di transizione in cui una parte dell'economia veniva assegnata alle singole famiglie per un anno, quindi riversata nella comunità e nuovamente ripartita. Mentre i turchi favorirono l'evoluzione dell'elemento privato incoraggiando la concentrazione della proprietà privata nelle mani di istituzioni religiose o di beneficienza, i francesi cercarono invece con tutte le loro forze di individualizzare la proprietà fondiaria proprio per annientare le basi della società algerina. Così, ad esempio, finché l'Algeria fu sotto il governo musulmano, il contadino non poteva venire espropriato dagli usurai speculatori,  poiché, essendo la proprietà comunitaria (a immagine della proprietà familiare) indivisibile e inalienabile, le ipoteche emesse in pegno per  la terra non erano riconosciute [5].
In Francia, associazioni familiari di questo tipo si conservarono in diverse regioni (ad esempio nel Nivernese sotto il nome di parçonneries) fino alla rivoluzione del 1789. Or non è molto esistevano ancora nella regione di Louhans (Saona e Loira) ampie case contadine con una stanza centrale comune, il soffitto che arrivava al tetto e tutt'attorno le stanze da letto cui si accedeva per mezzo di scale di 6-8 scalini. Parecchie generazioni vi coabitavano [6].
Nella sua lettera del 3 aprile 1895 a Lafargue, Engels precisa: la forma della parçonnerie, sotto la quale la comunità consanguinea s'è mantenuta tanto a lungo in Francia, non è che una suddivisione dell'antica grande comunità familiare che sussisteva nella zadruga dei serbi e dei bulgari. Entrambe costituiscono la forma di transizione tra la comunità consanguinea matriarcale e la comunità di villaggio, poiché rappresentano la comunità familiare patriarcale. Secondo ogni apparenza, queste forme hanno preceduto in Russia, in Germania, ecc. la comune agricola, sia il mir russo, con i campi separati, ma soggetti a ripartizione periodica, sia la comune tedesca in cui le famiglie sono già separate le une dalle altre. Per quel che concerne la Francia, Engels dà le seguenti interessanti precisazioni su una evoluzione particolar­mente rapida verso la parcella che trionfò nel 1789: la comunità più ristretta di parecchie famiglie non era che una frazione facente parte della comunità della marca, almeno nel Nord (la parte franca). Nel Mezzogiorno (antica Aquitania), la marca formava una unità che possedeva le sue terre sotto la suprema proprietà del signore, senza essere sottomessa al controllo della comunità di villaggio – da cui la parcellizzazione subito dopo l'espropriazione del signore e il passaggio d'un sol balzo alla proprietà individuale del suolo.
L'elemento comunitario resta nettamente predominante in tutte queste forme derivate di tipo secondario e terziario del comunismo primitivo. Non bisogna tuttavia confondere questi tipi con una delle varianti della forma secondaria, in cui l'elemento comunitario continua a sussistere, ma con predominanza della proprietà privata, il che si presenta chiaramente solo nelle varianti antico-classica e germanica. Così la comune introdotta dai conquista­tori germanici era composta da terra arabile, casa e orto sotto forma di proprietà privata, e da foreste, pascoli, terre abbandonate, ecc., sotto forma di proprietà comune. Ma troviamo qui una predominanza sempre più netta della proprietà privata, che forma l'elemento dinamico essenziale verso la forma terziaria, in cui la gerarchia feudale si approprierà alla fine privatamente l'elemento comunitario, vincolando il contadino alla gleba ed esigendo da lui una corvè (plusvalore in forma di sopralavoro naturale).
La comune rurale russa è uno dei tipi più recenti della forma sociale secondaria e rappresenta l'equivalente orientale, un po' meno sviluppato, della comune germanica. Ci troviamo qui già al punto di passaggio alla forma secon­daria, poiché la proprietà privata riguarda soltanto la casa e l'orto mentre la terra è proprietà comune e viene ridistribuita periodicamente. Con questo dualismo, la comune russa racchiude in sé tanto la possibilità di una grande stabilità (se le condizioni ambientali restano invariate) che della sua dissoluzione (se prevale l'elemento della proprietà privata).
Ecco come Marx definisce nel primo abbozzo della lettera a Vera Zasulic la comune agricola della forma primaria (del comunismo primitivo) rispetto alla forma secondaria germanica e russa: sebbene la terra arabile resti proprietà comune, essa viene periodicamente divisa tra i membri della comune agricola, coltivando ogni coltivatore per proprio conto il campo a lui assegnato e appropriandosene individualmente i frutti. Insomma, la base resta indubbiamente collettiva. Nelle comuni ancora più antiche, la produzione avviene in comune e si ripartisce solamente il prodotto.
Per quel che concerne la comune rurale russa, Marx poteva ancora porsi la questione: chi prevarrà, l'elemento privato o comunitario? Sebbene in Russia il feudalesimo avesse vinto localmente, la comunità era ancora un fattore importante, se pure minacciato di dissoluzione e corruzione. A partire da questa situazione, Marx, nelle sue minute a Vera Zasulic, stabilì il seguente equilibrio dialettico: se la proprietà comunista avesse vinto nell'asse essenziale del mondo di allora, l'Europa occidentale, la proprietà comunitaria russa poteva ancora essere salvata e rigenerata, cioè passare, grazie alle moderne conquiste tecniche dell'Occidente, al comunismo superiore. Se il capitalismo avesse invece vinto in Russia in assenza della rivoluzione proletaria nei paesi sviluppati, la proprietà comunitaria doveva inevitabilmente dissolversi in proprietà privata e capitale, con la conseguente espropriazione delle masse – ed è quanto la storia ha confermato.
L'ardita ipotesi storica di Marx non si è verificata nella pratica, poiché il corso inesorabile dell'evoluzione ha rovinato l'elemento comunitario promuo­vendo l'elemento della proprietà privata, le cui manifestazioni possono essere brevemente riassunte: esazioni dirette dello Stato, sfruttamento fraudolento da parte degli intrusi capitalisti, mercanti, usurai e proprietari fondiari, conflitti di interessi suscitati all'interno della comune, che ne accelerano la disgregazione e ne consegnano i membri allo sfruttamento delle potenze esterne. 

Dissoluzione del comunismo primitivo 

Poiché per noi è essenziale la dinamica dell'evoluzione da una forma di produzione all'altra – al di là della definizione di ciascuna di esse –, dedichiamo alla dissoluzione della forma primaria uno spazio ben maggiore di quello dedicatole da qualsiasi altro commentatore del capitolo delle Forme successive. Il processo di decomposizione di un modo di produzione libera infatti gli elementi di formazione del successivo.
In questa evoluzione del comunismo primitivo si deve rilevare che la disgregazione non intaccò in realtà che un polo soltanto dei rapporti di produzione, corroso dagli scambi mercantili che si svolgevano ai confini della comunità, mentre tutto un settore dei rapporti comunitari, che servirono poi ad alimentare lo sviluppo dei rapporti privati individuali, continuò a sussistere e venne ripreso dalla forma secondaria. La dissoluzione dei rapporti di comunismo primitivo, perché limitati all'interno di ogni singola, isolata comunità, non viene in alcun modo deplorata dai marxisti, i quali hanno una visione eminentemente deterministica e storica. Se pure infette, le società di classe sono foriere di un duplice risultato: 1. sviluppano le forze produttive per il soddisfacimento dei più svariati bisogni dell'uomo; 2. creano le condizioni perché il comunismo e i suoi rapporti comunitari inglobino tutta l'umanità in un'unica collettività che produce e gode. Solo i marxisti da operetta potranno deplorare la dissoluzione del comunismo primitivo, dissoluzione che così poderoso slancio diede alla forma secondaria di produzione in cui nacquero la proprietà privata e le classi.
Nelle forme derivate, si è visto come il comunismo primitivo, a testimoniare le sue eccezionali capacità di adattamento, abbia potuto evolvere in successive notevoli varianti. Ma ancora più rilevante è il fatto che un intero settore di esso venne ereditato e formò la base più feconda per lo sviluppo della forma di produzione secondaria: Le comunità primitive non sono tutte tagliate sullo stesso modello. Il loro insieme forma al contrario una serie di raggruppamenti  sociali che differiscono e per tipo e per età, e che contrassegnano successive  fasi di evoluzione. Uno di questi tipi che si è convenuto di chiamare la comune agricola è anche quello della comune russa. Il suo equivalente occidentale è la comune germanica, di data assai recente [7].
Nella forma secondaria, accanto al possesso o proprietà privata di una parcella agricola, si trova la forma comunitaria "comunista" (nella forma germanica la marca comune, nella forma antico-classica l'ager publicus). Ma mentre quest'ultima proprietà collettiva sarà ben presto usurpata dai patrizi, per cui la forma antico-classica si trasformerà in schiavismo, la marca comune si conserverà tenace nella forma germanica. Le "terre comunali" verranno infatti usurpate soltanto dai signori feudali. I rapporti di proprietà della forma secondaria – questo l'elemento nuovo – sono ormai condizionati nel loro sviluppo dalla proprietà fondiaria, ossia dalle condizioni fisiche e climatiche. Essi saranno ancora in grado di evolvere nell'ambito della forma secondaria e di costituire, nel grembo stesso del feudalesimo, una specie di isola che signori feudali e clero usurperanno per un certo tempo e che verrà in seguito riconquistata dai contadini, i quali vi troveranno l'energia collettiva per spezzare i vincoli feudali, ma con ciò stesso – ironia della storia – daranno il colpo di grazia ai legami comunitari nell'agricoltura, parcellizzando il suolo e trasformandolo in merce.
Proprio il processo di dissoluzione della forma primaria rivela nel modo più chiaro le leggi del suo movimento; infatti quel che conta nella natura è non ciò che è, ma ciò che diviene e passa. Fondamentale per Marx nello studio del Capitale è che lo stesso capitalismo suscita per la sua dinamica il proprio contrario, il socialismo: postulare questo è parimenti postulare la non esistenza della produzione capitalistica, e perciò la non esistenza del capitalista industriale stesso. Infatti il capitalismo è soppresso fin dalle fondamenta se si postula che il godimento, e non l'arricchimento stesso, ne sia il principio propulsore [8]. Ma proprio questa è una delle tendenze irreprimibili del sistema capitalistico.
Lo stesso comunismo primitivo è stato spezzato dalla violenza (rivoluzionaria), "questa potenza economica", giusta l'espressione di Marx nel Capitale, ma, come sempre, il motore principale fu costituito dalla necessità di accrescere le forze produttive in seguito all'aumento della popolazione, ossia un nuovo sviluppo. In questo movimento il presupposto fondamentale della produzione, la comunità consanguinea, entrò in aperta contraddizione con le forze produttive già sviluppate nel suo seno: Lo scopo di tutte queste comunità è la conservazione, ossia la riproduzione, in quanto proprietari o possessori, degli individui che le compongono; in altri termini, il mantenimen­to del modo oggettivo di esistenza basato sul mutuo rapporto tra i membri che formano la comunità. Questa riproduzione è però al tempo stesso necessariamente nuova produzione e distribuzione della vecchia forma. Così il semplice incremento della popolazione rappresenta già un ostacolo a che ogni individuo continui a possedere un certo appezzamento di terra (p. 473).
Di conseguenza: Nell'atto della riproduzione mutano non solo le condizioni oggettive, il villaggio che diventa città, la natura selvatica che viene trasformata in terreno coltivabile, ma mutano anche i produttori in quanto estrinsecano nuove qualità sviluppandosi e trasformandosi nella produzione, grazie a cui creano nuove forze e nuove concezioni, nuovi modi di comunicazione, nuovi bisogni e un nuovo linguaggio (ibid.).
Dal momento che il presupposto essenziale della produzione nel comunismo primitivo è dato dai legami di sangue, occorre, perché la comunità continui ad esistere nella vecchia forma, che i suoi membri si riproducano nelle condizioni oggettive anteriori. La produzione stessa, l'incremento della popolazione (che rientra nella produzione) a poco a poco sopprimono necessariamente queste condizioni; le distruggono invece di riprodurle (p. 464).
Le comunità primitive ignoravano gli antagonismi, i conflitti di interessi e le ineguaglianze nella posizione sociale, sebbene sussistesse la necessità di affidare talvolta particolari funzioni ad appropriati individui per l'assolvimen­to di certi compiti determinati. Tuttavia esse erano sottomesse all'esterno a un antagonismo sovente mortale che scoppiava in scontri violenti con le altre unità ogni qualvolta la moltiplicazione degli umani rendeva angusta la condizione naturale della terra.
L'unico ostacolo che la comunità può incontrare nel suo comportamen­to di proprietaria con le condizioni naturali di produzione, con la terra, è un'altra comunità che la rivendica anch'essa come suo corpo inorganico (p. 470). Quanto importa è battersi per vivere e produrre – la violenza diventa perciò un "agente economico" di primo piano, e Marx pone questo lavoro nella categoria del sopralavoro effettuato (gratuitamente) per i bisogni collettivi: La perpetuazione della comunità significa riproduzione di tutti i suoi membri in quanto contadini autosufficienti, il cui lavoro eccedente appartiene alla comunità, per esempio il lavoro della guerra, ecc. (p. 457). Infatti: Le difficoltà che la comunità incontra possono provenire da altre comunità, le quali o hanno già occupato la terra, oppure molestano la comunità nella sua propria occupazione.
La guerra è dunque il grande compito collettivo, il grande lavoro comune che si richiede sia per impossessarsi delle condizioni materiali di esistenza, sia per difenderne e perpetuarne l'occupazione. La comunità costituita di famiglie si organizza quindi dapprima militarmente – come corpo armato e guerriero, e questa è una delle condizioni della sua esistenza come proprietaria [9] (p. 455).

Nel corso del comunismo primitivo, lo sviluppo insufficiente delle forze produttive non permetteva ai contadini comunitari di poter disporre di abbastanza tempo per dedicarsi, una volta assicurata la loro sussistenza, al sopralavoro del servizio militare, dato che lo sviluppo di un lavoro specifico unico era allora il mezzo migliore per accrescere il rendimento. In termini economici, il tempo di lavoro necessario prendeva quasi tutta la giornata e bastava appena a soddisfare i bisogni immediati.
Fu necessario attendere il feudalesimo perché la difesa militare e la guerra fossero affidate a un corpo specializzato, che consentì di porre fine all'insicurezza che regnava in Europa dopo le grandi migrazioni e le successive invasioni dei popoli asiatici. Ciò permise ad artigiani e contadini di esplicare a pieno la loro attività, consacrando ad essa tutte le loro forze e la loro abilità storicamente acquisita [10].
Marx-Engels hanno una visione altamente dialettica della violenza, i cui effetti possono essere da un lato positivi, dall'altro negativi: il trionfo di una comunità significava la distruzione di un'altra, sebbene le strutture del comunismo primitivo fossero tali che gli "stranieri" venivano accolti all' interno della comunità ogni qualvolta le condizioni ambientali permettevano la sopravvivenza di tutti. L'eliminazione fisica degli "intrusi" aveva lo scopo di salvaguardare i legami sociali, i quali potevano conservarsi solo in presenza di un determinato equilibrio tra il numero degli uomini e le condizioni ambientali esistenti.
Ma, come si è visto, le stesse comunità cercavano di difendersi dalla limitatezza della loro unità, fondendosi od allargandosi ad altre comunità mediante alleanze spontanee o pacifiche ovvero attraverso la forza unificatrice della comunità più potente, con la violenza e la guerra. Questa evoluzione è dettata dallo sviluppo inevitabile delle forze produttive che esige unità umane più densamente popolate. Il comunismo primitivo è dunque compatibile solo con un certo livello delle forze produttive: quando queste sono troppo sviluppate, scoppia. Così si può leggere in Engels che la società schiavista corrisponde a uno stadio più sviluppato delle forze produttive dell'uomo.
Per il barbaro dello stadio inferiore lo schiavo era privo di valore. Perciò anche gli Indiani d'America si comportavano con i nemici vinti in modo del lutto diverso da quel che accadde in uno stadio superiore. Gli uomini venivano uccisi oppure accolti come fratelli nella tribù del vincitore; le donne venivano sposate o adottate insieme ai loro figli superstiti. La forza lavoro umana non dà ancora in questo stadio nessuna eccedenza rilevante sui suoi costi di mantenimento. Con l'introduzione dell'allevamento del bestiame, della lavorazione dei metalli, della tessitura, e infine dell'agricoltura, le condizioni mutarono [11].
Quando l'armento divenne proprietà patriarcale, si potè fare il "calcolo" economico seguente: dato che la famiglia umana non si moltiplicava così rapidamente come il bestiame, si richiedeva più gente per sorvegliarlo, per cui si potevano utilizzare i prigionieri di guerra nemici come schiavi, che inoltre si potevano continuare ad allevare proprio come lo stesso bestiame.
La mancanza di bestie da soma (cavalli, buoi, ecc.) in America del Sud spiega in parte perché le tribù vinte dai conquistatori non furono ridotte in schiavitù, ma vennero bensì accolte nella comunità – e il comunismo passò a uno stadio più evoluto.
In quanto strettamente legata alle condizioni ambientali naturali, la comunità non disponeva di mezzi sostitutivi per la propria sussistenza: ciò decideva della sorte dei vinti. Un'economia di riproduzione già sviluppata dà luogo al contrario a una diversificazione dei prodotti del lavoro e a una specializzazione nella produzione, e quindi a un accrescimento delle forze produttive che procura un margine di sopralavoro sufficiente per giustificare il lavoro di schiavi. Ciò implica scambio di prodotti e ben presto di merci con le altre comunità, ossia un avanzamento verso la società di classe.
La semplice specializzazione di un gran numero di produttori nella produzione di uno stesso oggetto ha sulle forze produttive il medesimo affetto propulsivo dell'associazione di grandi masse umane a una stessa opera. Ciò basta a spezzare il carattere autonomo della tribù ovunque questa non si dedichi ad attività di pastorizia, in cui si ha subito un'eccedenza nella produzione, dato il volume del mezzo di lavoro – bestiame utilizzato. I popoli pastori giungono tuttavia allo stesso risultato dei popoli agricoltori. Nell'Origine della famiglia (cap. IX), Engels analizza il passaggio alla prima grande divisione del lavoro nell'ambito del processo di produzione che segna la fine del comunismo primitivo con profonde conseguenze per l'umanità: la separazione delle tribù di allevatori dalla restante massa dei barbari. In Asia, ad esempio, questo processo si realizzò tra gli ariani e i semiti, che occuparono e valorizzarono zone erbose o steppe fino ad allora praticamente disabitate. Per poter nutrire gli armenti durante l'inverno essi svilupparono l'agricoltura; il conseguente aumento delle ricchezze prodotte consentì loro di vivere in unità più vaste nelle quali la famiglia può scindersi in nuclei più piccoli, poiché le accresciute forze produttive permettono d'ora innanzi a un piccolo gruppo di provvedere ai suoi bisogni, con la possibilità di ricorrere allo scambio mercantile per quei prodotti che non crea esso stesso, ma di cui l'eccedenza della produzione fornisce l'equivalente.
Col passaggio dal matriarcato al patriarcato i legami di consanguineità perdono importanza, mentre divengono preminenti i fattori economici del processo di produzione nel senso stretto del termine. Sotto la tutela del patriarcato, la situazione dei membri della famiglia peggiora e si degrada al punto che la parola famiglia diventa sinonimo di schiavo: famulus significa "schiavo domestico" e familia è la totalità degli schiavi appartenenti a uno stesso uomo (ibid p. 85) [12].
Così dunque: i progressi della proprietà privata, a spese della proprietà collettiva, sull'armento e sugli oggetti di lusso suscitarono gli scambi individuali e la trasformazione dei prodotti in merci. In ciò è il germe di ogni rivolgimento ulteriore, ossia il passaggio alla forma di produzione secondaria nelle sue varianti asiatica, antico-classica e germanica. Si trattò naturalmente di un processo assai lungo e complesso, e il passaggio alla forma secondaria restò a lungo quasi impercettibile e per così dire al margine.
Questo movimento può aver luogo all'interno di popoli o tra di essi, benché la produzione non implichi ancora in alcun modo il valore di scambio, giacché gli scambi riguardano soltanto l'eccedenza della loro produzione che continua per l'essenziale a essere calcolata in funzione dell'utilità immediata: il movimento del valore di scambio si svolge soltanto alla loro frontiera, laddove i popoli mercantili mettono le comunità in reciproca relazione [13].
Marx passa quindi a spiegare come i rapporti sociali fondamentali vengano sconvolti nel processo di dissoluzione del comunismo primitivo. I rapporti sociali si distaccano sempre più dagli angusti presupposti naturali della consanguineità per sottomettersi alle condizioni fisiche ambientali del processo di produzione, a questo punto ancora essenzialmente agricolo, sicché sarà la proprietà fondiaria a determinare l'evoluzione dei rapporti sociali della formazione secondaria.
La condizione fondamentale della proprietà basata sulla tribù (che coincide originariamente con la comunità), è l'appartenenza alla tribù consanguinea. E dal momento che le tribù conquistate e asservite sono private della proprietà, si trovano collocate tra le condizioni inorganiche della riproduzione (al livello del bestiame), sicché i loro legami sociali sono distrutti e quelli dei vincitori modificati. La schiavitù e il servaggio sono quindi soltanto ulteriori evoluzioni della forma di proprietà basata sulla tribù: esse modificano necessariamente tutte le forme della proprietà comunitaria (ibid. p. 472).
Sorge così la forma secondaria che, basandosi sulla proprietà fondiaria, svilupperà la schiavitù generale e la proprietà privata. 

Appropriazione particolare e nascita della proprietà privata 

Vediamo ora come la proprietà privata è nata dalla base economica operando una vera e propria rivoluzione nei rapporti di società e di produzione a partire dallo stesso sviluppo dell'economia del comunismo primitivo. Questo rovesciamento – per ovvie ragioni – non portò sulla scena le classi, ma ciò che costituisce il loro sostrato effettivo, ossia, da una parte, le forze produttive o produttori e, dall'altra, la forma o i rapporti di produzione che saranno appropriati dai ceti o classi dominanti. Questi due fattori evolveranno in un senso differente prima, opposto poi, e alla fine le prime rivoluzioneranno la forma di produzione.
Notiamo a tale proposito che il termine forma o modo di produzione può essere usato in due differenti accezioni: la forma designa forse più chiaramente i rapporti di produzione – comunitarii, privati, schiavisti, ecc. – mentre il modo indica inoltre come, a che, si lavora in maniera tecnica – ad esempio, si caccia, si pesca, si coltiva, si commercia, si esercita questa o quell'arte o mestiere, ecc. Il suo senso sarebbe più pieno, ma duplice rendendo e la forma e il modo di lavorare pratico. Questo termine è quindi, mille volte più adatto, ad esempio quando – come qui – la forma sociale dei rapporti di produzione e di società si distingue gradualmente dal processo concreto del produrre.
Questa disparità dapprima innocua fa, alla fine, scoppiare il comunismo primitivo, e sorgere un dualismo di proprietà, ove la privata deriva qua e là dal possesso o meglio dall'appropriazione limitata nel processo di lavoro e di consumo, poiché essa trova la sua fonte e la sua genesi nell'attività produttiva concreta: la maniera particolare e limitata di lavorare che finisce per disgregare i legami comunitari di consanguineità della famiglia tribale originaria che costituivano appunto i rapporti sociali della forma primaria. Questa rivoluzione, causa la mancanza di protagonisti nettamente delimitati e opposti, non ha potuto operarsi che attraverso una serie di scosse – apparentemente senza portata, né senso – che scalzarono la base economica e sociale della forma primaria, dopo averla fatta passare attraverso i successivi strati – primario, secondario, terziario – della sua dissoluzione, da cui nacque il modo di produzione seguente – sempre dal seno del precedente.
Ma consideriamo subito, per maggior chiarezza, il punto di arrivo di questo movimento caratterizzato da una netta frattura del blocco umano unitario. Agli albori della forma secondaria, scrive Marx subito all'inizio del suo studio sulle Forme dei Grundrisse [14], "l'uomo si riferisce a se stesso come proprietario, come padrone delle condizioni della sua realtà, e ha lo stesso rapporto con gli altri. Tuttavia, se questo rapporto emana dalla comunità, gli altri sono per lui altrettanti comproprietari incarnanti la proprietà comune; se emana dalle diverse famiglie singole che costituiscono la comunità (e proprio qui troviamo la contraddizione INTERNA che dissolverà l'unità primitiva a partire dall'evoluzione concreta delle forze produttive nel processo reale di lavoro o di produzione col mantenimento o addirittura lo sviluppo delle piccole unità umane con le loro attività parcellari. N.d.T.), abbiamo allora i proprietari indipendenti accanto a lui, e persino proprietari privati autonomi".
La causa originaria risiede nel fatto che la comunità è un rapporto sociale che, in quanto tale, organizza all'inizio tutti gli esseri umani, ma non si manifesta concretamente ed economicamente che in una minuscola unità familiare: l'orda varia da poche unità a una trentina di individui, il clan da cento a centocinquanta, e la tribù si forma a partire da due clan o fratrie. Basta che tutto si metta in movimento e si moltiplichi perché si faccia sentire il bisogno di unità sociali più vaste di quella naturale (prodotta dalle condizioni spontanee della natura) – e i gruppi si agglomerano, si saldano dapprima, poi quando le condizioni economiche di produzione non permettono una stessa evoluzione quantitativa stabiliscono accordi e alleanze per certi compiti limitati nel tempo e nello spazio (lavori in comune, di raccolta, di dissodamento, ecc. ma soprattutto di difesa o di guerra contro altri aggruppamenti umani). Raggruppandosi, federandosi, tra apparentati, essi formano certo unità più vaste, ma anche più rade, meno costruttive, e addirittura affatto limitate, particolari e occasionali – ad esempio, radunare il "popolo" o tribù di una nazionalità di medesima razza, lingua o costumi e tradizioni in occasione di una migrazione verso terre più propizie o per proteggersi dagli invasori – e, soprattutto, essi lasciano sussistere le unità familiari che assicurano la sussistenza umana, e quindi anche la produzione per la parte essenziale del quotidiano. L'estensione dei legami sociali ha così provocato un primo intoppo o contrasto nei rapporti sociali e, per reazione, ha sprigionato – senza nulla mutare, in apparenza, a quanto precedeva – una sfera particolare.
Engels rileva che la consuetudine di patti e convenzioni con altre unità di comunismo primitivo colpì direttamente gli stessi legami di consanguineità, regolando ad esempio le "relazioni sessuali' o meglio la riproduzione umana (quindi anche a questo livello di società i rapporti sociali). Mentre nelle condizioni primitive, mettiamo nell'orda, l'endogamia era la regola, il clan è, per definizione, esogamo, dipende cioè, per la propria riproduzione, da un altro.  Su questo piano, ancora del tutto primitivo, si può osservare che i rapporti familiari divengono duplici: essi sono volti qui verso l'esterno per la riproduzione  e per alcuni compiti certo occasionali, ma essenziali per la sopravvivenza, e addirittura per la possibilità di produrre, di tutti, e verso l'interno, per le attività e consumo quotidiani. Ora, proprio qui l'unità è la più piccola e si producono gli oggetti della vita corrente, sotto la determinazione della limitatezza delle forze produttive nonostante i rapporti sociali comunitari.
Sulla base dell'attività economica più immediata osserviamo dunque una molteplicità di piccole unità parcellari che proliferano con la crescita della popolazione, ecc. – ed entreranno in crescente contrasto con l'unità più ampia dell'organizzazione sociale: la forma sociale di produzione.
Questo processo è infinitamente lento e poco antagonistico, donde la serie dei tipi di società comunista; inoltre certi lavori anche direttamente economici e produttivi continueranno, soprattutto in date condizioni storiche e geografiche, ad essere assicurati dall'organizzazione unitaria più vasta. Donde lo sviluppo parallelo di lavori collettivi e parcellari nel processo economico di produzione, con il risultato di un settore "individuale" (familiare, particolare) e un settore pubblico. Le attività di quest'ultimo settore sono anche, nella maggior parie dei continenti, la condizione preliminare dei lavori domestici per le famiglie singole, e si assiste a questa contraddizione vivente: lo sviluppo del settore collettivo rafforza e sviluppa l'economia   familiare   particolare.[15]
Ovunque,   in   un   primo   tempo,  permettono di accedere, da una parte, a nuove tecniche e rendimenti produttivi, e dall'altra, con il dissodamento e la colonizzazione grazie all'organizzazione militare, a nuove terre e a nuovi mondi. Queste attività saranno organizzate e decise mediante accordi nelle assemblee che contribui­scono ad accentuare il carattere socialmente adatto e danno loro una vernice pubblica. Donde l'evoluzione, una volta operatasi la frattura, verso una sfera pubblica generante un embrione statale, l'ager publicus, essendo essa legata all'appropriazione privata ed implicante un settore di piccoli lavori eseguiti tradizionalmente o in piccolissimi gruppi per i bisogni quotidiani nella ristretta cornice delle singole famiglie. Nei territori montagnosi, nelle paludi, nelle foreste profonde, al processo di lavoro non si poteva attendere con braccia troppo numerose soprattutto in assenza di ogni tecnica. La collabora­zione umana esiste naturalmente nelle ricche vallate e pianure in cui gli esseri umani si affollano. In breve, i nuovi rapporti evolvono e si modellano secondo l'attività reale dispiegata, e l'una o l'altra forma – di gruppo esteso o di famiglia ridotta, collettiva o individuale, pubblica o privata – modella ciascuna delle dette attività.
Precisamente, la forma secondaria si caratterizza come segue: i mezzi di sussistenza sono appropriati, da alcuni almeno, grazie alle piccole unità familiari che cacciano, pescano, raccolgono e si dedicano persino alla coltivazione della terra e soprattutto all'artigianato domestico in modo rudimentale in unità dalle dimensioni della piccola orda di un tempo, mentre altri compiti vengono assolti nel quadro dell'unità globale più vasta – la guerra, la migrazione stagionale o definitiva, il legnatico, le riserve per la cattiva stagione, il bestiame, certi lavori di interesse comune, altri per assicurare derrate "preziose" alla vita o al prestigio – il tutto nella scia di una divisione tecnica del lavoro. Fin dall'inizio di questa evoluzione, l'attività economica reale ha cominciato a svolgere un ruolo accanto ai rapporti sociali di consanguineità, e la forma dei rapporti sociali entrerà in contrasto crescente con l'evoluzione delle forze produttive, specie nel settore individua­le (o alla scala delle piccole famiglie) che si estenderà e gonfierà con l'agricoltura e più ancora con l'allevamento – che rivelano la limitatezza delle forze produttive.
I rapporti familiari (sociali) evolveranno e si adatteranno alle condizioni reali di appropriazione, fino a divenire ostacoli per lo sviluppo delle forze produttive e a rivelarsi quel che si chiama sovrastruttura rispetto alla base economica, che prima piegò, poi spezzò i rapporti comunitari là dove essi costituivano un ingombro. Si trattava, alla fine, di una vera e propria rivoluzione che cambia la forma o rapporti di produzione.
Questa rivoluzione proseguirà ancora nella forma secondaria, da una variante all'altra, ma in maniera più rapida e netta, come risulta subito chiaro quando si paragona la variante asiatica-madre, dalla quale derivano le varianti antico-classica e germanica – per mutazioni brusche dei rapporti economici di produzione a contatto di forme sociali nate dalla dissoluzione del comunismo primitivo in India. In questa forma secondaria, le singole famiglie, più o meno grandi a seconda delle funzioni economiche concrete, mentre da una parte si dedicano alla coltivazione della loro terra, dall'altra collaborano nei lavori collettivi (irrigazione in Asia, ecc.; guerra e colonizzazione e poi lavori che si fanno in comune nell'interesse di tutti presso i Greci, i Romani e i Germani). L'allevamento del bestiame che era stata un'attività secondaria e collettiva, diviene un'attività autonoma e unilaterale. Nasce così la famiglia ristretta che può essere più o meno numerosa col patriarca alla testa dell'armento, della donna e dei bambini, in quanto proprietario individuale o privato, dopo essersi appropriato la ricchezza e i rapporti sociali comunitari del gruppo per volgerli contro i membri della propria famiglia consanguinea, e tenerli a briglia. La proprietà privata è nata ora dall'appropriazione individuale (familiare nel senso stretto del termine).
I rapporti comunitari si sono definitivamente alterati, poiché le attività particolari prendono sempre più il sopravvento su quelle pubbliche che sono occasionali o premesse delle prime – ad esempio, i lavori di irrigazione per la coltura familiare. Certo, i lavori pubblici sono la condizione generale concentrata da cui deriva il potere centrale, ma passano al servizio dell'economia familiare mentre gli organi pubblici sono appropriati da una casta particolare. Siamo all'inizio dell'evoluzione che, ad Atene e a Roma, condurrà all'appropriazione da parte di alcuni grandi proprietari privati della cosa pubblica per comandare e sfruttare gli altri proprietari privati o quelli espropriati secondo i loro interessi particolari: le classi si sono chiaramente delimitate al termine dello sviluppo della forma secondaria sullo slancio dei fenomeni che hanno dissolto il comunismo primitivo.
I rapporti sociali e la forma di produzione sono ora determinati dall'evoluzione delle forze produttive in senso stretto, che si sono scisse in proprietà pubblica e individuale, dato che l'appropriazione reale nella produzione forgia man mano nuovi rapporti sociali dopo aver corroso gli antichi: cercando di adattarsi, essi precisamente si dissolvono.
A misura che uno dei due settori si autonomizza, l'altro per reazione cambia e si particolarizza a sua volta di fronte al primo. Nella forma originaria del primo comunismo, la proprietà dell'individuo dei suoi mezzi di sussistenza immediati, ad esempio, era altrettanto piena e della stessa natura di quella che egli aveva sulla terra o sulle installazioni comuni. Per contro, con la proprietà comune dell'ager publicus della forma secondaria, il possesso dell'individuo evolve in proprietà e non più direttamente possesso della comunità, mentre la proprietà di quest'ultima si distingue così da quella dell'individuo e si autonomizza. Di conseguenza, può innescarsi un'evoluzione verso il sistema delle  classi:  l'individuo o la famiglia singola può essere spossessata, e la proprietà comune continuare a farle fronte. Inoltre, l'ager publicus, a seguito della proprietà degli individui espropriati, può essere alla fine monopolizzato da alcuni grandi proprietari fondiari privati, a testimonianza della supremazia ormai raggiunta dalla proprietà privata nella produzione e nella società. Per questa via, il dualismo di proprietà sbocca nell'espropriazione degli uni e nel monopolio degli altri, nelle classi oppresse e sfruttatrici. L'esempio della Grecia e di Roma illustra come i nuovi rapporti utilizzino appieno i rapporti antichi quale loro materiale di elaborazione: il patriarca o patrizio utilizza i legami di consanguineità comunitari della famiglia per porre sotto la dipendenza della sua proprietà privata (patrimonio sotto forma di un armento, ad esempio) tutti i membri della sua famiglia che egli riduce così in schiavitù: il matriarcato della forma primaria dei rapporti sociali viene nello stesso momento seppellito.
Insomma, questo basso livello delle forze produttive rende necessaria l'appropriazione individuale, e la sua stessa evoluzione determinerà ormai la sorte della società, poiché le forze produttive non sono socializzate (il che non significa sociale, ossia proprio a tutti gli uomini). Vi sono nella pratica forze e agenti individuali o parcellari che devono ancora svilupparsi, cooperare, munirsi di strumenti, di procedimenti, di tecniche, di combinazio­ni produttive, in un processo economico che non può che essere graduale, ossia parziale e contraddittorio.

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[1] Cf. Engels, l'Origine della famiglia, cap. IX, Barbarie e Civiltà.
Le nozioni di diritto e di dovere presuppongono una impalcatura giuridica di costrizione autonomizzatasi in sfera separata dall'attività generale. Dovendo tener conto di tendenze non ancora comuniste nella Prima Internazionale, Marx era stato obbligato, facendosene il portavoce, ad utilizzare questi due termini nell'Indirizzo inaugurale del 1864. Se ne scusava nella lettera del 4.11.64 a Engels: "Sono stato costretto ad inserire nel Preambolo degli Statuti i due termini di 'dovere' e di 'diritto', e così pure 'verità, morale e giustizia', ma le ho collocate in modo che non possano arrecare danno".
[2] Abbiamo stabilito lo Schema delle forme successive che si trova riprodotto in fondo al testo secondo la classificazione in forme primaria, secondaria, terziaria ecc. giusta le indicazioni dello stesso Marx nel primo abbozzo della lettera a V. Zasulic: "Così come nelle formazioni geologiche, vi sono nelle formazioni storiche tutta una serie di tipi primari, secondari, terziari ecc".
Si deve evitare di confondere questi livelli primari, secondari ecc. nell'ambito del comunismo primitivo con le forme di produzione e di società primaria, secondaria, terziaria corrispondenti al comunismo primitivo, al modo di produzione asiatico, classico-antico o germanico, feudale ecc.
[3] Per la storia dell'espansione americana e la sostituzione dell'Inghilterra nel dominio mondiale, il lettore può riferirsi ai capitoli: Senso della progressione imperialista, La pretesa eccezione americana e Sempre l'imperialismo, nel prossimo volume: Schieramen­to attuale delle forze in urto, Ed. 19/75.
[4] Cf. Engels, l'Origine della famiglia, Ed. Riuniti, 1976, p. 87-88.
[5] Cf. il testo di Marx stabilito sullo studio di Kovalevsky: Il Sistema fondiario in Algeria al tempo della conquista francese, in Marx-Engels-Lenin, Sulle Società precapitalistiche, Ed. Feltrinelli, 1970, p. 316-334.
A proposito della zona araba vedere le seguenti lettere di Marx-Engels: Engels a Marx, 24 maggio 185 3, Marx a Engels, 2 giugno 1853 e Engels a Marx, 6 giugno 1853. Rosa Luxemburg ha lungamente analizzato la lotta della proprietà comunitaria in Algeria contro le usurpazioni della proprietà privata francese in l'Accumulazione del capitale (Ed Einaudi, Torino, 1968), le cui esposizioni storiche sono di notevolissimo interesse, basate su studi di dettaglio approfonditi sulla fase della cosiddetta accumulazione primitiva in Africa del Nord, in Africa del Sud e in America del Nord.
[6] Per Marx-Engels, la forma germanica, sebbene rappresenti una forma superiore, manifesta delle analogie con le strutture sociali degli irochesi, per esempio, in America del Nord. Morgan aveva già stabilito un parallelo tra le varianti germanica e antico-classica, rilevando le somiglianze tra i greci dell'epoca di Omero, i romani e i germani. Tra questi ultimi e gli indiani, a dispetto delle analogie, il modo di produzione è tuttavia differente:
"Per veder finalmente chiaro nel parallelo che stabilisci tra i germani di Tacito e i pellirosse americani, ho fatto qualche estratto dal primo volume del tuo Bancroft. La somiglianza è realmente tanto più sorprendente in quanto le attività produttive differiscono fondamentalmente – presso questi ultimi, pescatori e cacciatori senza allevamento di bestiame e senza agricoltura; presso gli altri, allevamento di bestiame in via migratoria in alternanza con l'agricoltura. Il fatto dimostra per l'appunto come in questo stadio il modo di produzione sia meno decisivo del grado di corrosione degli antichi legami di sangue e dell'arcaica comunità sessuale reciproca in seno alla tribù. Altrimenti i thlinkeets nell'ex-America russa non potrebbero essere il puro contrapposto dei germani – probabilmente in misura ancora maggiore che non i tuoi irochesi" (Engels a Marx, 8 dicembre 1882).
Ciò che, al di là del differente modo di produzione – forma secondaria presso i germani, formazione di tipo secondario, perfino terziario di dissoluzione del comunismo primitivo presso gli indiani –, costituisce una struttura praticamente simile è questo "lembo di comunismo primitivo" trasportato dalla forma primaria nella forma secondaria dove esso sussiste accanto al possesso e perfino alla proprietà privata, così come sopravviverà nella forma terziaria in cui è usurpato dai feudali e volto contro i produttori, il comunismo di marca essendo allora alienato, ma servendo come base di appoggio ai contadini per riconquistare le loro terre.
Ciò spiega perché Engels trovi essenzialmente delle analogie fra gli antichi legami di sangue e della comunità oltre l'attuale modo di produzione.

[7] Cf. Engels, l'Origine della famiglia, cap. III, La gens irochese, cit, p. 87.
[8] Cf. Marx a Vera Zasulic, III abbozzo della lettera di febbraio-aprile 1881.
[9] Cf. Marx, Il Capitale II, cap. IV, Le tre figure del processo ciclico.
[10] Proprio per aver trascurato l'organizzazione della violenza militare, questo agente economico essenziale, i contadini di intere zone lasciarono che le loro terre si trasformassero in deserti, perché non seppero opporsi alle tribù nomadi guerriere: "Intere distese di territorio che un tempo furono splendidamente coltivate, come Palmira, Petra, le rovine dello Yemen e vaste zone dell'Egitto, della Persia e dell'Indostan, sono oggi aride e desertiche. Il bisogno d'irrigare queste terre spiega come potè accadere che una sola guerra devastatrice abbia potuto spopolare queste zone per secoli". (Marx, La dominazione britannica in India, in New York Tribune, 10-6-1853). Se i contadini nel Medio Evo cedettero il potere alla gerarchia feudale è perché questa assicurava l'esercizio dell'agente economico della violenza, mentre da parte loro potevano così consacrare ogni sforzo e abilità all'agricoltura. Il Medio Oriente non si era ancora elevato alla forma terziaria di produzione del feudalesimo.
[11] Il lettore può trovare la teoria della violenza, posta nella concezione d'insieme del marxismo, nell'Introduzione a Ecrits militaires, Editions de l'Herne, Parigi, p. 7-89.
[12] Abbiamo analizzato più in dettaglio il processo storico che va dall'allevamento al patriarcato e costituisce il punto di partenza per lo schiavismo, nei capitoli: Passaggio allo schiavismo della variante antico-classica e Schiavismo e rapporti di proprietà.
[13] Cf. Engels, l'Origine della famiglia, cit, p. 82.
[14] Cf. Marx, Grundrisse, cit, p. 198.
[15] È quanto spiega il persistere del settore pubblico che peraltro continua a predominare là dove le condizioni ambientali ne fanno le premesse durature delle attività familiari particolari – in quella che viene   troppo  restrittivamente  chiamata forma asiatica.
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